Le Malattie Cardiovascolari aterosclerotiche (ACVD) rappresentano la maggiore causa di morte e di invalidità in tutto il mondo industrializzato con un conseguente enorme impegno di risorse sanitarie.

In questa categoria sono comprese le seguenti malattie:

  • Malattia Coronarica, che può presentarsi sottoforma di angina o di infarto del miocardio.
  • Malattia cerebrovascolare ischemica che si può manifestare come un’ischemia permanente o transitoria nota come TIA (transient ischemic attack)
  • Malattia vascolare periferica.

La Parodontite, sebbene non mortale, e però anch’essa considerata un importante problema sanitario a causa della sua alta prevalenza e anche dei numerosi effetti negativi su molteplici aspetti della salute orale quali: la capacità masticatoria, l’estetica, la qualità della vita, l’aumento dei costi ed infine la perdita dei denti. Inoltre, essendo la parodontite una malattia infiammatoria cronica, progressiva, il mancato trattamento rischia di minare la salute sistemica e di esacerbare altre condizioni infiammatorie come ad esempio la ACVD.

Un gruppo di esperti si è recentemente riunito in Spagna per dare vita ad uno storico convegno organizzato congiuntamente dalla Federazione Europea di Parodontologia (EFP) e dall’American Academy of Periodontology (AAP). Lo scopo del convegno era di analizzare in modo sistematico tutte le ricerche scientifiche disponibili che leghino malattie cardiovascolari e parodontite.

La EFP è una società scientifica tra le più prestigiose in Europa che riunisce 26 Società Nazionali di Parodontologia con oltre 13,000 associati e il cui scopo è quello di promuovere conoscenza e consapevolezza per svolgere una corretta attività clinica parodontale.

L’AAP è la Società scientifica di riferimento per la Parodontologia negli Stati Uniti e comprende più di 8,000 specialisti.

A seguito di una dettagliata revisione delle evidenze disponibili, questo gruppo di esperti ha redatto un consenso sullo stato dell’arte delle relazioni tra la parodontite e le malattie cardiovascolari su base aterosclerotica. Sono state anche formulate delle nuove linee guida basate sull’evidenza che possano essere utilizzate nella odontoiatria pratica clinica quotidiana.

Qui di seguito è riportato un breve riassunto delle conclusioni degli esperti e delle nuove linee guida per la comunità odontoiatrica.

Effetto della Parodontite sull’incidenza degli eventi cardiovascolari

La Parodontite può aumentare il rischio di sviluppare il primo evento ACVD (come un ischemia miocardica o ictus) indipendentemente dalla presenza di altri fattori di rischio cardiovascolari. Il livello di rischio varia in relazione al tipo di evento ACVD e dipende anche dal sesso e dall’età. Ad esempio il rischio aggiuntivo determinato dalla presenza di Parodontite è maggiore per le malattie cerebrovascolari rispetto a quelle coronariche ed è maggiore nei maschi e nei soggetti giovani (gli studi non hanno dimostrato alcun aumento di rischio negli over 65). In ogni caso, data l’alta prevalenza della Parodontite, è chiaro che anche un aumento medio-­‐basso del rischio può avere importanti ripercussioni sulla salute generale.

Sebbene alcuni fattori di rischio, come il fumo e il diabete giochino un ruolo nello sviluppo sia della Parodontite che di ACVD, la loro presenza non spiega in modo esaustivo il collegamento tra la Parodontite e l’aumento del rischio cardiovascolare. Inoltre il rischio addizionale determinato dalla Parodontite è stato dimostrato sia in pazienti non fumatori che in pazienti in cui il diabete era stato escluso come possibile fattore. E’ comunque possibile che vi siano ancora fattori genetici sconosciuti che possano influenzare entrambe

le condizioni e siano pertanto in grado di spiegare le associazioni evidenziate negli studi clinici.

Attualmente, non c’è sufficiente evidenza per dire se la Parodontite sia in grado di aumentare la probabilità di un secondo evento di ACVD in pazienti con alle spalle un episodio precedente.

Quale è il legame tra Parodontite e ACVD?

La spiegazione maggiormente plausibile su come la Parodontite influenzi l’ACVD è che i microorganismi e i loro prodotti (endotossine) dalla tasca parodontale entrino nel torrente ematico provocando una risposta infiammatoria acuta. I mediatori prodotti come risposta dall’ospite promuovono poi lo sviluppo, la maturazione e la stabilizzazione delle lesioni ateromatose nelle arterie aumentando il rischio di un episodio avverso di ACVD.

Le ricerche mostrano che la probabilità che microorganimsi parodontali entrino in circolo durante la masticazione, lo spazzolamento, l’uso del filo o durante lo scaling dipende in gran parte dalle condizioni parodontali del soggetto stesso. La batteriemia è più frequente e coinvolge un più ampio spettro di batteri (inclusi i parodontopatogeni) in pazienti affetti da Parodontite rispetto a pazienti con sola gengivite o individui parodontalmente sani.

Un ulteriore prova a supporto del diretto coinvolgimento dei batteri parodontopatogeni nell’ ACVD è giunta da alcuni studi che hanno dimostrato:

  • la connessione tra la prevalenza della batteriemia e gli indici di placca e di gengivite
  • la presenza di parodontopatogeni nelle lesioni ateromatosiche e la loro correlazione con lo status parodontale
  • la correlazione tra la flora sottogengivale e quella rilevata nell’ateroma.
  • la presenza di batteri parodontopatogeni vivi e vegeti all’interno dell’ateroma.

Un altro possibile meccanismo attraverso il quale la Parodontite può contribuire al rischio di ACVD è la produzione di anticorpi contro i batteri contenuti nella placca dentale che possono innescare la formazione di un ateroma reagendo in modo crociato con le cellule endoteliali e con i lipidi ematici.

Quali sono gli effetti del trattamento parodontale sugli esiti cardiovascolari?

Numerosi studi hanno dimostrato che il trattamento parodontale riduce i livelli complessivi di infiammazione nel circolo ematico. Precisamente la terapia parodontale aveva prodotto un effetto positivo su due fattori considerati elementi chiave nel determinare il rischio di ACVD: i livelli di proteina pro-­‐infiammatoria di fase acuta comunemente detta Proteina C Reattiva (CRP); e il livello della funzione endoteliale. I livelli di colesterolo non erano però influenzati dal trattamento.

Evidenze di livello più basso hanno inoltre suggerito che la terapia parodontale contribuisce a migliorare altri markers coinvolti nei meccanismi dell’infiammazione, della coagulazione e dell’attivazione endoteliale oltre alla pressione arteriosa e alle forme subcliniche di ACVD. Allo stato attuale non ci sono studi d’intervento in grado di misurare l’effetto della terapia parodontale sulla prevenzione del primo episodio di ACVD (prevenzione primaria) o della sua ricorrenza (prevenzione secondaria). L’attenzione è stata messa sui cosiddetti obiettivi surrogati (Surrogate end-­‐points) come la rigidità vascolare e i livelli dei biomarkers relativi al rischio cardiovascolare. Sono necessarie ulteriori ricerche in gruppi di pazienti attentamente selezionati (preferibilmente con età < 65 anni) con livelli minimi di patologie e obiettivi di trattamento ben definiti per poter esplorare appieno i benefici del trattamento parodontale sulla salute cardiovascolare.

Il trattamento per la ACVD può influenzare il risultato della terapia parodontale?

Recentemente sono state riportate evidenze che alcuni agenti anti-­‐infiammatori prescritti in pazienti affetti da ACVD, come l’aspirina, olio di fegato di merluzzo, le statine e vitamina D, possano aiutare a ridurre l’infiammazione parodontale.

Implicazioni per l’odontoiatria

Le evidenze raccolte convergono nel ritenere che la Parodontite sia un fattore di rischio per lo sviluppo di patologie cardiovascolari e che la terapia parodontale sia in grado di ridurre l’infiammazione sistemica. Ne consegue che la prevenzione e il trattamento precoce della Parodontite può avere un ruolo importante nel ridurre la suscettibilità individuale al primo episodio di ACVD, oltre a contribuire a migliorare la salute cardiovascolare a livello della popolazione generale.

I pazienti dovrebbero pertanto essere informati sul rischio associato alla Parodontite non trattata particolarmente nel caso essi siano portatori di altri fattori di rischio cardiovascolare e dovrebbe venir loro offerto un completo piano di trattamento parodontale.

Nei pazienti che siano stati colpiti da un episodio di ACVD, si dovrebbe raggiungere una corretta igiene orale e scaglionare la terapia parodontale in diverse sessioni susseguenti al fine di ridurre la portata della batteremia indotta dalle manovre terapeutiche con la riduzione delle possibili sequele infiammatorie.

European Federation of Periodontology (EFP); Traduzione a cura della Commissione Editoriale della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia; Maggio 2013.